The human scale: strategie per una città più vivibile

human-scale-a

The Human Scale è un film–documentario del 2012 girato dal regista danese Dalsgaard. Prima di uscire nelle sale è stato proiettato alla Biennale di Architettura di Venezia. S’incentra sulle ricerche dell’architetto Jan Gehlche, con l’aiuto della Gehl Architects, compì dei viaggi in diverse città del mondo annotando per ognuna eventuali problematiche e cercando di proporre delle soluzioni, sempre ponendo al centro la persona ei suoi bisogni.

Città a misura d’uomo: infrastrutture per ciclisti e pedoni

Pur non comparendo in apertura del film “The Human Scale” , la prima città analizzata da Gehl negli anni ’60 è l’italiana Siena. E proprio a Siena egli cominciò ad impostare il metodo di analisi dei comportamenti umani,osservando:

  • Modi di vita delle persone e relazioni sociali;
  • Modalità di rapporto delle persone con l’ambiente;
  • Modalità di spostamento all’interno del tessuto urbano;
  • Modalità di distribuzione delle attività.

human-scale-b

l principio che Gehl considera fondamentale è sintetizzato in queste parole: “la città è realizzata dagli uomini per ospitare uomini per cui deve essere la città ad adattarsi agli uomini non viceversa”.
InsommaPer Gehl la città deve essere vivibile, cioè provvista di spazi pubblici atti ad ospitare e stimolare le relazioni umane. Durante i suoi viaggi notò che molte città italiane sono vivibili perché dotate di centri storici a misura d’uomo, come appunto Siena, che elegge a modello di città ideale.

Fu a Copenaghen nei primi anni ‘70 che Gehl decise di scendere in campo, perchè intuì che ciò che si stava verificando aveva bisogno dell’applicazione pratica delle sue analisi. La città stava mutando a seguito di una grande crescita demografica ed economica: si cominciavano a costruire numerose arterie stradali.

Gehl si mosse in controtendenza dimostrando con le sue analisi che i 3/4 dei cittadini non utilizzavano auto bensì biciclette o addirittura si spostavano a piedi. Egli pose quindi al centro del suo piano per la città ciclisti e pedoni. Se oggi a Copenaghen la metà dei cittadini si sposta in bicicletta e la città è una delle più ciclabili, vivibili e sostenibili al mondo lo si deve anche a Gehl.

CopenhagenCopenhagen

A seguito dei suoi interventi infatti vennero effettuati lavori di pedonalizzazione delle strade, per dotarle di spazi pubblici dove fosse possibile camminare tranquilli, fermarsi a socializzare, organizzare eventi… in poche parole fosse possibile viverle.

Le idee di Gehl si dimostrarono preziose anche a New York, diventata negli anni ’50 la città delle auto per eccellenza, totalmente priva di percorsi ciclabili, nonostante il 90% dei cittadini fossero pedoni. Scontrandosi più volte con l’iniziale avversità della gente, Gehl cercò di risolvere questa deleteria contraddizione decidendo di far chiudere ogni tanto le strade al traffico.

Time Square, New York CityTime Square, New York City

Pian piano questa pratica venne accolta positivamente dalla maggioranza degli abitanti che si resero conto di quanto fosse importante disporre di spazi più vivibili. Un esempio è Time Square che oggi ha riassunto il suo valore di piazza come luogo d’incontro delle persone.

Negli anni ’90 Gehl ha lasciato la sua traccia anche nella città australiana di Melbourne, chiamata città–ciambella perché l’uso massiccio delle auto ha causato uno sviluppo sconsiderato delle periferie con conseguente spopolamento del centro. Il programma di Gehl ha portato ad una riqualificazione del centro con l’inserimento di luoghi di incontro, bar, ristoranti, negozi. Oggi le persone sono tornate a frequentarlo e viverlo.

Melbourne, AustraliaMelbourne, Australia

Le problematiche occidentali di uno sviluppo urbano troppo intenso come il traffico, l’inquinamento e il degrado delle periferie oggi interessano anche le città della Cina. A Shangai la Gehl Architects ha cominciato un’indagine in collaborazione con gli studenti per comprendere stili di vita, comportamenti e spostamenti degli abitanti con l’intento di trovare delle soluzioni efficaci.

Rete stradale, ShangaiRete stradale, Shangai

Ponte pedonale, ShangaiPonte pedonale, Shangai

A questo punto “The Human Scale” illustra la situazione di una città con densità demografica tra le più alte del mondo (oltre 19000 abitanti/kmq): si tratta di Dhaka in Bangladesh. Oggi il Fondo Monetario Internazionale elargisce dei prestiti al governo per la costruzione di strade.

La città dispone di poco spazio in rapporto agli abitanti, c’è molta povertà e solo in pochi possono permettersi l’auto; in più sta scomparendo il trasporto su risciò, una fonte di lavoro che occupava migliaia di persone. I prestiti del FMI prevedono una restituzione e ciò comporta un aumento dell’imposizione fiscale verso tutti, compresi coloro che non possiedono l’auto.

Dhaka, BangladeshDhaka, Bangladesh

Una ONG, in linea con le idee di Gehl, sta portando avanti un movimento di protesta che espone in modo analitico tutti gli elementi critici. L’ONG sostiene che data l’alta densità demografica, se un giorno i possessori di auto pareggiassero i possessori di risciò esistenti fino a pochi anni fa, il traffico e l’inquinamento diventerebbero intollerabili.

Un altro elemento è il pericolo di crollo di molti palazzi e infrastrutture in caso di terremoto, visto che il territorio è altamente sismico. In Bangladesh perciò un piano di sviluppo basato su una grande rete stradale è praticamente insostenibile, per non dire deleterio.

Il documentario si conclude con il caso di Christchurch in Nuova Zelanda, una città di 390.000 abitanti. Qui Gehl nel 2009 fu incaricato di pensare ad un nuovo piano urbanistico a misura d’uomo, ma l’anno successivo ci fu un forte terremoto. Ad un’adunanza successiva all’evento a cui presero parte migliaia di persone, dove era presente anche l’architetto David Sim (partner della Gehl Arfchitects) chiamato per la ricostruzione, si capì che tutti amavano la loro città, non solo perché ospitava la casa e le attività lavorative, ma anche in quanto parte della loro vita e memoria collettiva.

Christchurch, Nuova ZelandaChristchurch, Nuova Zelanda

Christchurch, Nuova ZelandaChristchurch, Nuova Zelanda

Emerse palesemente che il primo desiderio dei cittadini era di dare un volto nuovo e green alla città, con luoghi pubblici per l’incontro e piste ciclabili. David Sim ebbe la conferma che la città non è un insieme di infrastrutture regolate da un piano asettico, ma un organismo vivente articolato che necessita di essere sempre in linea con i bisogni e i gusti dei suoi abitanti. Ecco che si ritorna a ciò che sosteneva Gehl: al centro c’è la persona e la migliore unità di misura per la città sarà per sempre la scala umana.

Federico Da Dalt

Federico Da Dalt Architetto

Vive a Colle Umberto (Treviso) e Venezia, città dove si è laureato con la tesi Abitazioni sostenibili in Bangladesh: un progetto di alloggi in bambù e terra cruda adatti a convivere con le alluvioni. Si diletta nella poesia, nel canto e nel teatro, ama i giri in bicicletta e le escursioni in montagna.