L'arte contro la crisi globale dell'acqua: Water Tank Project di New York

Sensibilizzare i cittadini con l'arte su tematiche non strettamente connesse alla loro vita quotidiana, come per esempio la crisi globale dell’acqua, evidente soprattutto in alcuni paesi in via di sviluppo, come ad esempio nell’Africa Subsahariana, o anche in Cina: questo è lo scopo principale del Water Tank Project, iniziato a New York nell’estate 2014, che è il progetto inaugurale dell’iniziativa non-profit “World Above the Street”.

In copertina: una delle cisterne che fanno parte del Water Tank Project. 

una torre per l'acqua per raccogliere le piogge in africa

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Con il Water Tank Project le famose cisterne che caratterizzano i tetti newyorkesi sono state “impacchettate ad arte”, ovvero fasciate con dei disegni preparati da noti artisti e studenti di alcune università pubbliche, i cui contenuti richiamano l’attenzione sulla crisi globale dell’acqua, che oggi già alcuni paesi stanno drammaticamente fronteggiando, e che è destinata a peggiorare nel prossimo futuro se alcune misure drastiche non verranno prese.

“Water” scrivono le lettere sorrette da bambini africani. I bambini e le donne sono quelli che normalmente vanno a raccogliere l’acqua per mangiare, lavarsi e per le faccende domestiche. “Water” scrivono le lettere sorrette da bambini africani. I bambini e le donne sono quelli che normalmente vanno a raccogliere l’acqua per mangiare, lavarsi e per le faccende domestiche.

Infatti, nonostante già nel 1998 il Comitato Globale per il Contratto dell’Acqua (Global Committee for the Water Contract) avesse sostenuto che “The right to water is a part of the basic ethics of a good society, and a good economy” (“Il diritto all’acqua è parte integrante dell’etica di base per costruire una società giusta, e una economia valida”), a tutt’oggi problematiche inerenti alla scarsità o all’inquinamento dell’acqua nel mondo sono causa di morte di cinque milioni di persone ogni anno (per visualizzare cosa significhi cinque milioni di persone, si può per esempio immaginare che 34 jumbo jet che trasportano 400 passeggeri l’uno, si abbattano ogni giorno per un anno: questo significa 5 milioni di persone).

Mappa globale dei paesi sottoposti a problemi inerenti alla scarsità dell’acqua. Fonte, UNEP - United Nations Environment ProgrammeMappa globale dei paesi sottoposti a problemi inerenti alla scarsità dell’acqua. Fonte, UNEP - United Nations Environment Programme

Basti pensare che ogni anno nell’Africa Subsahariana 40 milioni di ore (il numero di ore lavorate in un anno dall’intera forza-lavoro francese) sono spese per la raccolta dell’acqua, ovviamente principalmente effettuata da donne e bambini che sottraggono queste ore ad altro tipo di attività, (che sarebbero enormemente più fruttuose per loro) come lo studio, il lavoro, e altro. Inoltre il problema non riguarda solo la scarsità dell’acqua, ma anche il deterioramento causato da industrie e allevamenti intensivi come nel caso della Cina, dove il 90% delle falde acquifere è inquinato, e 700 milioni di persone bevono acque contaminate da rifiuti organici di uomini e animali.

Questi problemi, il più delle volte, non riguardano i cittadini delle metropoli dei paesi più ricchi, per questo motivo il Water Tank Project può essere considerato sia una mostra a cielo aperto, ma anche una forte campagna di sensibilizzazione sulla scarsità dell’acqua, un tema spesso lontano dai cittadini delle città occidentali. Per rafforzare la sua missione d’informazione e divulgazione, la mostra d’arte sui tetti si accompagna a workshop, programmi d’informazione, conferenze, tour guidati e attività dedicate a fornire una visione olistica dei problemi legati all’acqua.

Il lavoro e i progetti di sensibilizzazione attraverso l’arte di “Word Above the Street”, la non-profit che ha lanciato il Water Tank Project di New York e che collabora con altre iniziative di educazione come con la Children’s Movement for Creative Education (CMCE), si basano sull’idea che i semi di un cambiamento positivo della nostra società possano attecchire meglio se nutriti dall’informazione e dall’educazione della popolazione.

Virginia Patrone

Virginia Patrone Urbanista

Femminista, ecologista, vegetariana: è urbanista e autrice freelance. Vive a Istanbul, dove durante la giornata scrive di architettura e di bizzarri esperimenti culinari sul suo blog Veganbul, di notte s’immerge nei mondi dei suoi autori preferiti, escogita nuovi progetti artistici cullandosi in calde atmosfere jazz.