Riciclo e arredamento: gli interni del bar da oggetti industriali

Nel cuore di Kiev, il ristorante bar “Bite & Go. Deli Cafe” è stato progettato dallo studio di Yaroslav Galant che ha concepito gli interni recuperando e riciclando oggetti esistenti di matrice industriale

La parte del locale visibile al pubblico, stretta e lunga, è stata distinta in due parti: la zona più vicina all’accesso con i tavoli, dove poter sostare, e una zona soprelevata che, tramite tre scalini, porta ai servizi e al bancone, a cui arrivano le vivande. 

INTERIOR E RICICLO: GLI ARREDI DI UN LOCALE DI NEW YORK DAL MERCATO DELLE PULCI

Partendo da componenti derivanti da lavorazioni industriali di una fabbrica di acciaio, il progettista ha saputo combinare oggetti di scarto, struttura esistente e funzionalità, creando un mix divertente e di sicuro effetto. L’audace filosofia sottesa a questo tipo di realizzazione sposa la visione di un riciclo creativo, immaginando una nuova vita per gli oggetti. Come testimonia il designer, il ciclo di vita degli oggetti non termina con la fine dell’uso per cui sono state concepite: dare loro una una nuova opportunità è una scelta ecologica e virtuosa. Anche i locali, in cui è stata inserita l’attività, sono frutto di una trasformazione: la ristrutturazione ha lasciato trasparire volutamente i mattoni del vecchio edificio, le finestre ad arco e alcune parti del soffitto, e ha completato l’intervento con colonne di metallo, vetri blindati, dettagli in cemento, condotti degli impianti open air e cablaggio elettrico, per dichiarare la provenienza industriale di parte dell’intervento. L’arredo è costruito con materiali di riciclo: partendo dai tavoli, con sostegno ricavato dalla geniale combinazione di pezzi di scarto di una fabbrica di acciaio e isolatori di ceramica (di forma simile a piatti rovesciati), passando dalla realizzazione del bancone ondulato, sviluppato dal progettista utilizzando pannelli di legno di frassino, rivestiti con una cera di petrolio a basso impatto ambientale (trattamento subito da tutti gli altri elementi in legno del locale), fino al telaio delle sedute e all’illuminazione.

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Gli impianti, non murati ma evidenti sulle pareti, sono completati da lampade ricurve del 1890 (che assomigliano a rubinetti), impreziosite da vecchi cestini per il ghiaccio anni sessanta che hanno l’effetto di lanterne. Anche il bagno è parte di questo manifesto visivo del riciclo: dai tubi a vista al lavandino, l’imprinting industriale è chiaramente riconoscibile.

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L’attenzione al dettaglio si spinge fino al disegno ondulato della pedana di accesso al bancone e alla particolare posa del rivestimento, fuori e dentro il servizio igienico. Il corian del bancone è utilizzato come proseguimento ed evoluzione della ceramica dei tavoli. Vecchie foto di personaggi del passato alle prese con il cibo, compresi gli originari abitanti del locale, sono appese alle pareti e si intervallano ad antichi specchi e disegni sui muri.

La sostenibilità passa anche dalle scelte dei progettisti di interni: fare “tutto nuovo” o guardarsi intorno e reinterpretare ciò che già c’è. Il risultato, seguendo la seconda via, non è niente male. Che sia un modo per rimettere nel ciclo oltre agli oggetti anche le idee?

Lucia Terenziani

Lucia Terenziani Architetto

Si perde passeggiando nei borghi storici e nelle città, le piace cogliere istantanee e scorci dimenticati. Vive e lavora a Parma, dove progetta e ri-progetta spazi. Ama leggere, scrivere, visitare musei, immergersi nei boschi e interrogarsi sulle possibilità dell’abitare in armonia con se stessi e la natura che ci circonda.