Football for hope: calcio e architettura contro la divisione etnica in Rwanda

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Ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni – era la primavera del 1994 – i gruppi etnici del Rwanda si devono confrontare con il ricordo delle atroci violenze che portarono alla morte di circa 800.000 persone, in uno dei più sanguinosi genocidi che il continente africano ricordi. E’ in questo contesto, segnato dalla violenza e dall’incapacità di convivere pacificamente che nasce “Football for Hope Center”, progetto e costruzione di Killian Doherty, un centro innovativo che attraverso la promozione del calcio come strumento di riconciliazione e aggregazione, vuole contrastare la divisione etnica della popolazione rwandese e contemporaneamente rendere accessibile, attraverso una nuova architettura, l’istruzione e la formazione professionale ai tanti bambini e giovani ragazzi di Kimisagara, una delle aree più densamente popolate e svantaggiate di Kigali.

Realizzato grazie al supporto della FIFA, di Streetfootballworld e di Architecture for Humanity – che ha contribuito allo sviluppo di tutte le fasi esecutive e costruttive – il progetto, promosso e gestito dall’ONG Esperance “Association des Jeunes Sportifs de Kigali”, rappresenta una vera e propria speranza, un’occasione di crescita per chi quotidianamente, per mancanza di opportunità, si trova nella condizione di affrontare un destino avverso.

IL PROGETTO

Football for Hope Center rappresenta un piccolo esempio di compatibilità ambientale e attenzione alla sostenibilità energetica.
Posto in prossimità di un fiume, l’edificio ospita tutte le funzioni necessarie ad accogliere giovani studenti e avviarli alla pratica sportiva. Aree doccia, infermeria e spogliatoi sono gli spazi a disposizione, articolati all’interno di un unico blocco realizzato in mattoni, terra compressa e pietra locale; materiali a “km zero” dove l’utilizzo del cemento armato e dell’acciaio è stato ridotto al minimo per limitare i costi ed evitare l’impiego di elementi estranei al contesto.

Grandi aperture al piano terra, protette grazie a rudimentali chiusure in fibra vegetale e realizzate attraverso la locale tecnica “Urgata”, garantiscono lo scambio d’aria fra interno ed esterno mentre la copertura, ricavata dall’accostamento di lamine metalliche, oltre a fornire un riparo efficace dal sole estivo e mantenere freschi gli ambienti interni, crea una grande superficie utile alla raccolta dell’acqua piovana, che opportunamente trattata e convogliata in una cisterna – creata grazie alla riconversione di un container metallico – contribuisce a rendere indipendente l’impianto idrico dell’edificio.

Questo fortunato sistema “low tech”, facilmente replicabile in altre circostanze, assicura nell’arco dell’anno la raccolta di circa 2,5 milioni di litri d’acqua, considerando anche quella proveniente dal campo da calcio, destinata al corretto funzionamento dei sanitari e all’irrigazione delle aree verdi.
Infine, un sistema di luci a LED è impiegato per illuminare gli spazi interni ed esterni dell’edificio; un impianto anch’esso autosufficiente, alimentato da pannelli fotovoltaici collocati sulla copertura che contemporaneamente permettono il funzionamento delle pompe per l’acqua.
Il progetto, per i suoi caratteri innovativi ha attirato fin dal suo avvio l’attenzione della comunità internazionale e nel 2011 ha ricevuto una menzione speciale d’onore ai SEED Awards come iniziativa ecosostenibile in grado di combattere la povertà e favorire lo sviluppo locale attraverso pratiche di green economy.

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L’ONG STREETFOOTBALLWORLD

Fra gli enti promotori dell’iniziativa, Streetfootballworld rappresenta una realtà solida, un network nato nel 2002 attivo in circa 60 paesi del mondo che si pone l’obiettivo di realizzare programmi di sviluppo nelle comunità locali attraverso la promozione del calcio come mezzo utile per “stabilire un linguaggio universale” e definire un terreno comune d’azione.
Allo stato attuale la rete di promozione comprende circa 80 iniziative locali, che prevedono l’appoggio diretto a governi, imprese private, fondazioni e ONG, per la definizione di possibili investimenti in nuove aree svantaggiate e determinare le strategie d’intervento più opportune.

Michele Candiotto

Michele Candiotto Architetto

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