Colori e riciclo fanno rivivere L’Aquila

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L’Aquila è una città che a distanza di cinque anni vive ancora le conseguenze del sisma che la colpì ma l’iniziativa di un gruppo di ragazzi, VIVIAMOLAq, creata da studenti ed ex studenti dell’ateneo universitario, attraverso azione, ottimismo e creatività, sta cercando di apportare un contributo positivo nell’ambito del post–terremoto, operando in un contesto sociale ancora disgregato e sofferente con il riciclo e tanti colori.

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L’input è scaturito dall’osservazione diretta dei cambiamenti imposti al territorio, modificato e alterato in tempi rapidi, che si accompagna alla volontà di attivare il processo di riappropriazione dell’identità locale, andata persa quando la risposta all’esigenza abitativa ha smembrato la città de L’Aquila e i centri limitrofi in concomitanza con il trasferimento delle famiglie nei 19 Progetti C.A.S.E.( Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) e nei M.A.P. (moduli abitativi provvisori), dislocati nelle aree periurbane.

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L’attività, nella prima fase, si è incentrata sulla raccolta di informazioni, attraverso indagini “porta a porta”, confrontandosi direttamente con le persone dei nuclei abitativi per capire quale fosse la loro qualità di vita attuale e quali le esigenze avvertite.

L’analisi condotta ha rivelato quanto a mancare in questo momento sono soprattutto gli spazi di aggregazione e di ritrovo sociale ed è per questo che la fase successiva, ideativa del progetto, ha voluto cercare una risposta a questa forte necessità.

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Concretamente il progetto ha previsto la realizzazione di un elemento, un “nastro”, che opportunamente articolato svolge più funzioni: a tratti come panchina, come piano di appoggio come portale di ingresso e infine come recinzione dell’area di gioco. Un unico elemento fluido e colorato che vivacizza un’area altrimenti a rischio di degrado e articola uno spazio privo di funzionalità.

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I concetti cardine del progetto sono il riuso e il ricorso a materiali poveri: i listelli di legno provengono dai pallet e i tubi innocenti sono stati recuperati dai ponteggi impiegati nei puntellamenti degli edifici. Gli stessi elementi sono stati poi assemblati secondo schemi modulari pensati in base alla funzione assegnata.

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Il progetto, semplice ma versatile, ha regalato un esempio di architettura partecipata e di autocostruzione, che nasce da un coinvolgimento reale della popolazione alla quale questo progetto è rivolto, con l’ascolto delle sue problematiche e con la partecipazione attiva dei cittadini alla realizzazione del “nastro”.

Cristina D'Agostino

Cristina D'Agostino Architetto

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