Autocostruzione a Fortunago. Metodo Nebraska e tetto verde

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Viviana Vignandel e suo marito hanno deciso di auto–costruire a Fortunago, nella loro terra sulle colline di Pavia, una casetta di paglia con il metodo Nebrasca e un tetto verde. I fortunati operai di questo cantiere, conclusosi nel luglio del 2011 sono stati architetti, intellettuali, contadini e studenti, che hanno partecipato spinti unicamente dalla volontà di compiere un’esperienza diversa, che permetta di sperimentare tecniche e

costruire con le proprie mani”, anche relazioni umane.

A coordinare l’operazione è stata Saviana Parodi, biologa che si occupa di architettura spontanea con materiali naturali e non tossici, oltre ad essere impegnata in numerose attività nel campo dell’agricoltura. La sua presenza è stata indispensabile non solo per poter riconoscere un buon impasto di sabbia e argilla ma anche per incitare gli animi a non mollare e terminare i lavori prima che giungesse il maltempo. La costruzione ottagonale di 45 mq è stata realizzata con il metodo “Nebraska” con tetto reciproco, pavimentazione in terra battuta, intonacatura in argilla dentro e fuori e tetto verde.

LO STILE NEBRASKA
Il metodo Nebraska è un sistema costruttivo che nasce nello stato del Nebraska negli Stati Uniti alla fine dell’ottocento. Il Nebraska è uno stato povero di pietre e legnami per la costruzione, ma ricco di coltivazioni di grano e dunque i primi coloni utilizzarono il prodotto di scarto del grano, la paglia, per costruire abitazioni provvisorie in attesa dell’arrivo dei materiali da costruzione. Ma la vita in queste costruzioni di paglia non era poi così male! La gente si accorse che le loro abitazioni erano dotate di un ottimo isolamento termico sia dal caldo che dal freddo, e anche l’isolamento acustico dai venti della zona sempre costanti era ben garantito! Fu così che queste semplici costruzioni di paglia da case provvisorie si trasformarono in abitazioni permanenti.

Nell’evoluzione del sistema costruttivo le balle di paglia furono utilizzate come materiale di riempimento per strutture portanti in legno o ancora la struttura portante in legno era utilizzata per comprimere i muri di paglia e collaborare con questa nel portare i carichi della copertura. Questi sistemi ibridi sono preferiti dagli architetti per la conoscenza delle proprietà meccaniche del legno e della sua omogeneità rispetto al sistema costruttivo che inutilizza la sola paglia avendo così la possibilità di eseguire calcolazioni più agevoli.

Negli stati Uniti e in Canada si sono sviluppati studi specifici che hanno dimostrato i numerosi vantaggi di questo tipo di costruzioni a dispetto dello scetticismo dei più sulla durata e sulla tenuta delle pareti di paglia, tanto che si contano ben dodici abitazioni di paglia costruite più di 100 anni fa, ancora resistenti e abitate.

In Europa il sistema trova prime applicazioni solo a partire dal 1994 grazie all’inglese Barbara Jones e si registrano oggi circa cento costruzioni di questo tipo in tutto il Regno Unito, più un altro centinaio in tutti i paesi D’Europa.

In Italia la tecnica di costruzione in paglia, in particolare il metodo Nebraska inteso proprio con le balle di paglia da utilizzare a giunti sfalsati come mattoni, è “morta giovane” poiché le Norme Tecniche per le Costruzioni ne vietano l’utilizzo dal 2008 e gli esempi realizzati prima di questo impedimento legislativo sono pochi. Il Trentino si mostrò all’avanguardia nel nostro Paese e per la prima volta la balla di paglia fu utilizzata nel 2003 come materiale di tamponamento per una casa che vinse anche il premio “Casa Clima 2003”; un altro esempio si ha nel 2004 con la prima casa in autocostruzione a Belfiore di Pramaggiore. L’architetto Schmidt in Svizzera ha trasformato il suo studio in un vero e proprio laboratorio sperimentale di questa disciplina nota da secoli oltreoceano.

IL TETTO RECIPROCO
Nel cantiere di Fortunago è stato utilizzato un tetto reciproco, cioè una struttura autoportante, solitamente rotonda composta da travi di interblocco che reggono ciascuna il peso dell’altra. Devono esserci travi a vista, il cui numero minimo è di tre. Ogni trave sostiene quella accanto e l’estremità esterna di ogni fascio di travi richiede un sostegno. I carichi del tetto reciproco sono quindi trasferiti su tali sostegni che, a loro volta, sostengono tutta la struttura. I materiali utilizzati per le travi sono il legno, il laminato di legno, l’acciaio o anche il cemento armato. Le travi sono semplici da costruire e molto appropriate per un’architettura sostenibile.

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L’INTONACO A BASE DI ARGILLA
Per la realizzazione dell’abitazione di Fortunago in autocostruzione, è stato utilizzato un intonaco a base di argilla, che possiede due proprietà fondamentali:

  1. Mantiene costanti i valori di umidità;
  2. Ostacola la formazione della polvere.

Alcune ricerche dimostrano che lo strato di intonaco interno (15 – 20mm) è fondamentale nella determinazione della qualità del microclima interno allo spazio abitato e dunque se il componente principale è l’argilla, questa per le sue caratteristiche chimiche è in grado di assorbire o emanare velocemente l’umidità, garantendo il comfort abitativo. Un intonaco di argilla è in grado di assorbire una quantità di acqua da 4 a 10 volte maggiore rispetto ad un comune intonaco di malta bastarda! Con la riduzione di formazione della polvere inoltre si contribuisce alla prevenzione di raffreddori e influenze, nonché di allergie ed asma.

Il tetto verde, l’applicazione del metodo Nebraska e l’utilizzo di paglia e argilla, non sono la tipica applicazione pubblicitaria e modaiola della parola bioedilizia, ma un momento importante che attraverso tecniche sane permette di valorizzare i materiali utilizzati e soprattutto dare un peso e una qualità unica a gesti umani e tecnici.











Maria Pia Cibelli

Maria Pia Cibelli Ingegnere Edile

Sognatrice cronica per amici e colleghi, opera sul versante del Somma-Vesuvio della provincia di Napoli, in un territorio straordinario, ricco di valori storico-architettonici e ambientali da preservare. Il tempo libero tra gite enogastronomiche e campi di volley non è mai abbastanza.