Architettura industriale: il progetto di riqualificazione delle ex Fabbriche Cros

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Ci sono esempi in architettura che dimostrano l’amore per il territorio e la volontà di migliorare il contesto in cui si vive, non soltanto attraverso la costruzione di nuovi edifici ma, prima di tutto, riconoscendo e recuperando le risorse già presenti in loco. E’ quanto propone lo studio spagnolo Diaz y Diaz in Galizia, nel progetto di “Riqualificazione delle antiche fabbriche Cros”.

LE FABBRICHE CROS

Le vecchie fabbriche Cros, che sorgono su una fiorente area nelle vicinanze della foce del fiume Burgo, risalgono al 1929. Fino agli anni ’90 furono la sede della produzione di sostanze chimiche e fertilizzanti e, annoverate tra le maggiori cause dell’inquinamento del fiume, fu necessario avviare un processo di bonifica dell’ area di oltre 8.000 metri quadrati al momento della chiusura dell’attività produttiva.

Tuttavia gli edifici sono considerati emblema dell’ architettura industriale storica di un territorio che trasse la sua maggiore ricchezza proprio da questo settore e a testimonianza del valore storico oltre che del valore architettonico, le antiche strutture sono state inserite in un progetto che le convertisse in polo culturale a servizio della collettività.

IL PROGETTO
L’obiettivo primario è di riqualificare un’area rilevante sotto il profilo naturalistico grazie alla presenza del caratteristico lungofiume che accompagna il corso del Burgo fino all’oceano.
Delle antiche fabbriche sono state conservate le strutture in cemento armato e le coperture, realizzate in materiale ceramico e la volontà di mettere in relazione il passato con il presente è marcata, inoltre, dalla scelta di lasciare a vista le strutture e la volumetria originale, dal cui interno fuoriescono i volumi aggiunti che ospitano le varie funzioni.

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Nel progetto i tre edifici sono concepiti in maniera unitaria garantendo allo stesso tempo la loro indipendenza nel sistema degli accessi e nell’organizzazione degli spazi, rispettivamente adibiti a biblioteca, auditorium, caffetteria e ad altre attività rivolte sia agli adulti che ai bambini.

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Anche il trattamento delle facciate mira a sottolineare l’accostamento tra passato e presente: infatti i volumi aggiunti sono opachi mentre la struttura preesistente, che accoglie gli spazi per la sosta e la circolazione dei flussi, abbina un rivestimento trasparente alla sua struttura imponente in calcestruzzo.
Un progetto di vera e propria contaminazione culturale, che ha saputo trasformare un complesso industriale abbandonato e in stato di degrado in un fulcro per la crescita culturale della popolazione.







Cristina D'Agostino

Cristina D'Agostino Architetto

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