Ponti di liane: strutture vegetali patrimonio Unesco

Un lento e costante lavoro di madre Natura, a metà tra Architettura e arte dei giardini, per creare strutture uniche e imponenti con essenze locali. Parliamo dei ponti vegetali di Cherrapunjee nella zona del Mawsynrama Meghalaya (India): ponti di liane creati semplicemente annodando tra loro le radici pensili di una particolare specie di albero della gomma: il Ficus Elastica (noto anche con il nome di Fico del caucciù per il lattice bianco da esso estratto che serve poi per la produzione del caucciù) e riconosciuti nel 2009 dall'Unesco come patrimonio mondiale.

In copertina: Foto © Vanlal

Cherrapunjee è una regione montana quasi completamente ricoperta di foreste subtropicali è il significato del suo nome è “Dimora delle Nuvole”. Qui si trovano alcuni dei luoghi più sacri alla religione induista, e la foresta è abitata da una grande varietà di piante ed animali rari. I ponti di liane però sono una particolarissima forma di bioarchitettura praticata dalla comunità locale ormai da secoli.

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COME VENGONO REALIZZATI I PONTI DI LIANE

Annodare ad arte queste radici è un lavoro di abilità e di costanza: le liane vanno intrecciate assieme a dei fili di erba che fungono da supporto per la crescita spontanea di quello che sarà un ponte.

 © Amos Chapple © Amos Chapple

Crescendo all’interno di tronchi cavi della Palma di Betel tagliati a metà (utilizzati come guide), le radici arrivano da una sponda all’altra per innestarsi poi nel terreno e, rafforzandosi, diventare delle vere e proprie infrastrutture sospese o semisospese. Ci vogliono circa quindici anni perché il processo naturale – in parte coadiuvato dall’uomo –  avvenga e quando le liane sono diventate abbastanza stabili la parte calpestabile viene pavimentata con terra battuta e lastre di pietra. Nasce così un ponte di Ficus Elastica che a pieno carico riesce a sostenere fino a 50 persone su di esso.

 © Vanlal © Vanlal

 © Amos Chapple © Amos Chapple

LA SOSTENIBILITÀ DEI PONTI DI LIANE

Si dice che i ponti di liane siano stati scoperti per caso da un ex banchiere di Chennai che sposò una ragazza di questa regione. L’uomo cominciò a pubblicizzarli e da allora sono conosciuti in diversi posti nel mondo ma sopravvivono solo in India. I ponti vegetali hanno una durata centenaria e riescono a coprire distanze fino a una trentina di metri. Nascono e crescono in luoghi dove le condizioni climatiche, l’estrema piovosità e la difficoltà di raggiungere siti con mezzi d’opera per creare cantieri, sono un grosso ostacolo per la realizzazione di infrastrutture artificiali o anche di strutture realizzate con materiale locale come il legno che marcirebbe nel giro di pochissimo tempo. I ponti di liane invece sono auto-rafforzanti, ovvero diventano sempre più solidi e sicuri nel corso degli anni, al contrario di strutture in cemento armato o altri materiali edili. 

Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.