Il giardino sul tetto del Moesgaard Museum di Aarhus

Sostenibilità economica, energetica ma anche estetica sono i concetti fondativi alla base della realizzazione della nuova sede del Moesgaard Museum (MOMU) a Højbjerg, nei sobborghi di Aarhus, seconda città più popolosa della Danimarca. Il museo, inaugurato nel lontano 1970, è stato ospitato per decenni dalla poco distante villa Moesgård, un edificio dal grande valore storico i cui limiti in termini espositivi erano da tempo sotto gli occhi di tutti, portando alla necessità di una nuova sede, caratterizzata da uno splendido tetto giardino.

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IL LUNGO ITER PROGETTUALE

Per questo già nel 1996 la direzione museale bandì un primo concorso di idee a invito, un'iniziativa tesa all’elaborazione di uno spazio più ampio, funzionale e flessibile in grado di valorizzare la sua vasta collezione archeologica senza andare ad intaccare il fascino del contesto ambientale circostante, caratterizzato dalla successione di verdeggianti colline che degradano verso la baia sottostante e per nulla antropizzato. La gestazione burocratica si è rivelata più lunga del previsto, ma il risultato ha ampiamente ripagato gli sforzi compiuti dall’istituzione museale che, alla fine del 2014, ha celebrato l’apertura della nuova sede.

LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEL PROGETTO

A progettare il museo è stato lo studio danese Henning Larsen Architects, una realtà tra le più significative, anche sotto il profilo della sostenibilità, del panorama architettonico nazionale. L’idea da cui è scaturito l’edificio non è stata di mistificare, sostanzialmente annullare, la percezione dell’ambiente costruito nei confronti di quello naturale, bensì di instaurare una relazione di reciproco vantaggio tra i due. Per raggiungere l’obiettivo lo sviluppo del museo si adatta al profilo del terreno di uno dei declivi della zona, che finisce per inglobare la struttura al di sotto di un ampio tetto giardino inclinato.

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Osservandola in fotografia è quasi impossibile cogliere i 21 metri di altezza della facciata vetrata che si erge al termine del grande manto verde di copertura, interrotto in più punti da rampe, accessi e finestre per favorire la commistione tra interno e esterno. Quello che con la bella stagione è un luogo per conferenze all’aperto, pic-nic e per il tradizionale falò di mezza estate, d’inverno si trasforma nella “pista per slittini migliore della città”, parola di Henning Larsen Architects. A prescindere dalla stagione, invece, l’ampia falda inclinata favorisce la contemplazione del paesaggio, dalla baia alle boschi circostanti, fungendo a sua volta da landmark agli occhi di coloro che si approssimano alla costa dal mare.

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IL MUSEO

A livello strutturale l’edificio si avvale di un massiccio telaio in cemento armato, lasciato a vista in più punti all’esterno, rivestito da materiali più caldi quali il legno all’interno. Il cuore pulsante del museo è il foyer centrale, lo spazio coperto di 750 mq di superficie illuminato naturalmente dai pozzi di luce scavati in copertura dove trovano posto caffetteria, biglietteria e guardaroba, nonché gli accessi alle tre sezioni dell’area espositiva di quasi 16.000 mq. Quest’ultima, suddivisa tra archeologia, antropologia e etnografia, è articolata secondo un andamento “a terrazze” aperte l’una sull’altra riconducibili ad un paesaggio prettamente archeologico, in cui la stratificazione dei reperti racconta gradualmente gli accadimenti storici dell’area, descritti anche attraverso moderni apparati multimediali.

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In sostanza gli architetti sono riusciti nell’intento di disegnare un progetto totale nella sua sostenibilità, un organismo in costante relazione con l’ambiente naturale circostante, la cui fruizione muta col passare delle stagioni senza alterarne la qualità. Da potenziale problema, la nuova sede del Moesgaard Museum è diventata un trampolino dal quale valorizzare un luogo di per sé magico, affascinante, per la gioia di turisti e abitanti che non aspettano altro se non la prima neve per lanciarsi lungo la pista per slittini migliore della città.

Marco Dalmonte

Marco Dalmonte Architetto

Di origini romagnole, vive e lavora a Milano, anche se ogni scusa è buona per trascorrere qualche giorno in giro per il mondo. Quando viaggia legge, quando legge viaggia, quando non fa nessuna di queste cose ama parlare di architettura agli aperitivi con gli amici.