Transizione, decrescita e permacultura: modelli di riferimento per l’architettura

Decrescita-permacultura

Nel contestualizzare l’architettura nel paradigma dell’ecosostenibilità, bisogna fare i conti con tesi e filoni di pensiero che, muovendosi su un più ampio raggio, coinvolgono solo marginalmente l’architettura, eppure la dovrebbero condizionare profondamente. Negli ultimi dieci anni l’uso della parola “sostenibilità”

è cresciuto a livelli esponenziali, il suo significato si è gonfiato fino a deformarsi, al punto che oggi non assomiglia quasi più a se stesso.

Però è oltremodo lampante che nonostante tutti pretendano di fare assumere a questa parola i significati più stravaganti, la necessità di mantenerne attivo il valore e farne proprie le ragioni, diventa fondamentale per evitare la distruzione più selvaggia del pianeta in cui viviamo.

A questo proposito il pensiero della decrescita, associato a quello della permacultura e al movimento delle città di transizione, sembrano essere seriamente orientati verso la ricerca di una strada maestra da percorrere verso la (vera) sostenibilità.

Il problema “insostenibile” della civiltà industrializzata, come la vediamo oggi, sembra essere l’aspettativa di continua crescita: siamo una civiltà abituata a sprecare le risorse di cui disponiamo e le crediamo disponibili per sempre.

Quindi cosa sarebbe davvero sostenibile? Ciò che si pone come un’inversione di tendenza rispetto la corsa a rotta di collo del profitto. Un rallentamento, una decrescita appunto.

E l’architettura? Non può che fermarsi anche lei a riflettere sul significato effimero che le hanno attribuito nell’ultimo secolo, come prodotto usa e getta, materia immateriale destinata a durare meno di cinquant’anni. Fare un’architettura ecosostenibile significa anche tenere conto di questi concetti chiave, non bastano innovazioni tecnologiche, geniali oggetti dal “design ecologico”, perciò ecco un glossario da tenere a mente, in vista di un più strutturato “pensiero ecologico”.

RESILIENZA
“E’ la capacità di un ecosistema, inclusi quelli umani come le città, o di un organismo di autoripararsi dopo un danno”. (da Wikipedia) Le città di oggi sono poco resilienti, perché ogni qual volta subiscono un danno, sia economico o energetico, impiegano molto, in termini di tempo, risorse ed energie, per stabilizzarsi nuovamente.

PERMACULTURA
E’ un modello di agricoltura sostenibile nato alla fine degli anni settanta, che si basa sull’imitazione della natura nella progettazione degli insediamenti umani e agricoli. L’obiettivo è quello di creare sistemi durevoli nel tempo, in grado di auto mantenersi e rinnovarsi con un basso imput di energia. È un sistema non orientato al profitto.

DECRESCITA
Si intende brevemente la riduzione degli sprechi, sia energetici che economici. La decrescita è tra l’altro l’inversione di tendenza che bisognerebbe intraprendere per riportare l’inquinamento umano entro la famosa soglia di sostenibilità ambientale (uno studio del WWF spiega approfonditamente che non è troppo tardi e che esiste il modo per diminuire l’impatto ambientale delle azioni umane per esempio per il clima, da qui al 2050)

CITTÀ DI TRANSIZIONE
Hanno l’obiettivo di ridurre il consumo di combustibili fossili, sono nate in Inghilterra e oggi comprendono una rete di città anche in Italia. Si può dire che sono città “in transizione da un modello di crescita (energetica) verso un modello di decrescita”. L’aspetto urbano delle città di transizione è strettamente legato all’architettura ed è importante una progettazione adeguata per un minor uso di energia da parte delle città.

Fonti | Transition Italia | Transition Culture

Giulia Custodi

Giulia Custodi Architetto

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