Tecniche tradizionali per il recupero di un borgo di trulli unico al mondo

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Tra boschi di querce e ulivi secolari, posti all’interno di una valle incontaminata nel cuore assolato della campagna pugliese nei pressi di Cisternino (Brindisi), sorgono in tutto il loro fascino i trulli di un antico borgo rurale che nella metà dell’800 dava ospitalità alle famiglie dei contadini. Eccezionale per le sue dimensioni, questo complesso unico al mondo si trova discretamente posizionato in quel limbo di terra che segna il passaggiodalla pianura alla collina, ma giace in stato di abbandono da almeno 40 anni con conseguente avanzato stato di degrado: crolli diffusi, coperture sfondate, vegetazione infestante, strutture compromesse.

Tramite l’impiego di tecniche tradizionali, il progetto di restauro architettonico (ad opera degli architetti Flore&Venezia, intende riportare alla vita l’antico borgo abbandonato ridestinandolo a luogo di soggiorno per amanti della civiltà contadina. È un progetto interessante, da cui si evince l’amore per l’architettura dei trulli e che dimostra di essere un restauro attento e sensibile sotto tutti i profili. Attento, perché si è scelto di preservare integralmente l’esistente minimizzando al massimo l’impatto delle realizzazioni ex–novo. Sensibile, perché tra le prerogative di questo restauro emerge senza dubbio alcuno l’intelligente opera di recupero di quelle tecniche che i nostri predecessori ben conoscevano e di cui oggi non cessiamo di stupirci.

In tal senso, sono da apprezzare tanto il recupero dei due antichi forni ad uso collettivo quanto quello dei muretti a secco, entrambi simboli di sapienza contadina e custodi di un passato non troppo remoto, ma che nonostante ciò rischia costantemente di essere perduto. Un passato che è culla di quel sapere giunto fino a noi tramite un repertorio dal linguaggio unico: i tetti a cono chiusi dagli inconfondibili “cappelli” di gesso, i pinnacoli dalla simbologia arcaica, le chiancarelle e i meravigliosi muri a secco, realizzati con pietre calcaree grezze raccolte nei campi circostanti.

Degno di nota è inoltre il sistema di recupero delle acque meteoriche che convoglia i flussi d’acqua piovana dalle coperture e dagli spazi pavimentati all’interno delle preesistenti cisterne storiche, che grazie a ciò potranno ritrovare e mantenere la loro funzione originaria. Tali acque troveranno poi il loro impiego per uso irriguo e per gli impianti di scarico, riducendo quindi i consumi e facendo saggio uso di un bene comune inestimabile che altrimenti andrebbe sprecato: il che, nell’era in cui si vorrebbe privatizzare persino l’aria che respiriamo, costituisce una benefica eresia, nonché un intelligente modo di preservare una risorsa così preziosa e così rara, specie in terra pugliese.

A valle rispetto agli edifici storici, e questo per ridurre al minimo l’impatto visivo, sorgeranno invece i volumi d’ampliamento realizzati con materiali tradizionali, come il ristorante seminterrato con volta a botte in pietra. Altrettanto semi interrata e con copertura verde, la zona benessere risulta inserirsi armoniosamente nel delicatissimo contesto, restando fuori terra quel tanto che basta per fruire della luce naturale, ma non a tal punto da soverchiare sul contesto, grazie anche al suo tetto giardino che richiama così l’orografia dei terrazzamenti circostanti.

Sempre in tema arboreo, in un progetto di restauro e per di più in una regione particolarmente arida, la scelta della vegetazione caratteristica nel progetto del verde non poteva non ricadere su essenze autoctone e arbusti di macchia mediterranea. Guai infatti a separare i trulli dal loro contraltare per eccellenza, guai a separare l’architettura spontanea dalla sua spontanea vegetazione: sarebbe un errore grave tanto quanto separare le pale di un trittico medievale, o per dirla più efficacemente, come ascoltare a metà The Dark Side of The Moon.

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L’architettura spontanea dei trulli, nata millenni fa dalle mani di semplici contadini senza nessuna laurea, con poche risorse ma molta testa, ritorna ad affascinarci oggi grazie alla riscoperta di queste meraviglie. Soprattutto, ci insegna molte cose sulla vita dei popoli che ci hanno preceduto, riflettendo come uno specchio le loro esperienze e la loro cultura: sta a noi far sì che la tradizione costruttiva plurimillenaria dei trulli possa essere ancora una validaesperienza di cui fare tesoro.

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.