Schermi avanzati: la tecnologia sostenibile per gli involucri edilizi

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Il progetto dell’involucro edilizio ha da sempre sperimentato il rapporto tra gli aspetti tecnico–costruttivi e quelli che si riferiscono al funzionamento e al contenimento energetico. Tra i risultati raggiunti vi è quello rivolto all’utilizzo di Schermature Avanzate, sistemi tecnologici in parte derivanti dalle esperienze dell’architettura bioclimatica. Le soluzioni sono tecnicamente definite “a schermo avanzato” perché l’elemento più esterno o schermo acquista nel sistema edificio un’autonomia formale, dimensionale e funzionale in un rapporto biunivoco tra l’esterno e la parete vera e propria interna.

Il concetto di protezione a doppia parete è superato da un sistema composito che può avere molte finalità: riparare e proteggere l’elemento murario o il corpo edilizio dalla permeabilità all’acqua, all’aria, al suono, agli agenti climatici e alla luce naturale con la possibilità di regolarne l’apporto in funzione di specifiche variabili di progetto e di relazione con il contesto ambientale.

Gli elementi costitutivi dello schermo hanno così specifiche funzioni selettive e controllabili che valorizzano e salvaguardano ulteriormente dagli agenti esterni in genere, la funzione svolta dagli involucri tradizionali.

IL SISTEMA COSTRUTTIVO

Il sistema costruttivo prevede il più delle volte un montaggio per strati, meccanico e soprattutto a secco, dove è valorizzato al massimo l’aspetto progettuale e di controllo del processo sia in cantiere sia in fase di preparazione in stabilimento di produzione degli elementi/dispositivi. Di notevole interesse è l’impiego degli “schermi avanzati” in soluzioni progettuali tese a svolgere un ruolo energetico di cattura e sfruttamento dell’energia solare ed eolica, cosiddette schermature interattive o biomimetiche.

IL PROGETTO GREEN CELL DI KENGO KUMA

Un esempio è rappresentato dal progetto “Green cell.” 2011 dell’arch. Kengo Kuma & Studio Ass. New‑Taipei‑City‑Museum, per il concorso indetto dalla municipalità di Taipei, il New Taipei City Museum (Immagine in basso). In questo caso il progetto avveniristico e in parte irrealizzabile ma interessante per gli indirizzi che suggerisce, si compone di un sistema a doppio involucro costituito da celle di materiali differenti, ciascuno dei quali con funzioni ecologiche, tra cui celle F.V. e solari, celle vegetali, celle per la ventilazione e cuscinetti ETFE (un polimero con buone proprietà di sostenibilità ambientale). Nonostante la sua unicità futuristica, l’originalità del progetto di Kengo Kuma risiede nel fatto di aver adottato soluzioni “a schermi avanzati” per abbattere i consumi energetici e migliorare l’efficienza energetica dell’intero complesso edilizio.

COME NASCE IL SISTEMA

La prima linea di sviluppo

La prima linea di sviluppo consiste nella reinterpretazione della facciata con struttura a montanti e traversi, cosiddetto curtain wall” (muro a sipario); il sistema è costituito da un pacchetto a due strati vetrati di cui uno fisso, con funzioni d’isolamento e anonimo, l’altro con funzioni a volte di “brise soleil”, altre volte di garanzia del passaggio della luce. Il tutto teso a valorizzare effetti cromatici e di smaterializzazione delle superfici attraverso l’impiego da una parte di soluzioni e meccanismi controllati di apertura e chiusura dei dispositivi schermanti e dall’altra di soluzioni di trattamento delle superfici vetrate, il più delle volte facendo uso della tecnica della serigrafia.

La seconda linea di sviluppo

La seconda linea di sviluppo è dedicata alla progettazione di elementi di rivestimento opachi per pareti per lo più ventilate con la funzione prioritaria di proteggere il pacchetto dalla pioggia battente e dalle infiltrazioni, per questo definiti “rainscreen cladding”, una forma di parete ventilata avanzata. Dalla tradizionale soluzione complanare all’involucro retrostante si passa a soluzioni geometriche alternative, valorizzando le potenzialità tridimensionali degli elementi di facciata quasi a formare una specie di bugnato gigante in chiave moderna.

La terza linea di sviluppo

La terza linea di sviluppo rappresenta una reinterpretazione, un’evoluzione dei tradizionali elementi schermanti della luce, più conosciuti come “frangisole”. Sono soluzioni progettuali e tecnologiche che sono orientate a comporre un organico e continuo disegno complessivo in facciata e a volte senza soluzione di continuità con la copertura. I materiali utilizzati sono di tutti i tipi:

  • il legno lavorato e il bambù, in particolare Carabanchel Housing – Foreign Office Architects a Madrid;
  • il vetro serigrafato o con particolari lavorazioni;
  • il cotto a lastre sotto forma di elementi modulari progettati e realizzati ad hoc con determinate caratteristiche meccaniche e d’assorbimento (Vedi Fig. in basso – Complesso Vitali Park a Torino)
  • in laterizio ma in forma tecnologicamente avanzata, cosiddetto “shading screen”, una tecnologia che consente una maggiore controllo del fenomeno dell’irraggiamento;
  • le lastre metalliche microforate o reti stirate 

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La quarta linea di sviluppo

La quarta linea di sviluppo è orientata a promuovere soluzioni formali d’impatto e dinamiche facendo ricorso tal volta ad effetti artificiali e luminosi. La pelle esterna ricopre spesso il ruolo d’intrattenimento dello sguardo, di puro linguaggio artificioso e la formula della trama s’intreccia su vari piani materializzandosi talvolta in un unico elemento con effetti del tipo “moirè”, cangiante.

Luca Facchini

Luca Facchini Architetto

Laureato all’Università di Firenze, dipartimento di Urbanistica - Progettazione Urbana nel 2001. Socio e Consigliere di INBAR, Sezione di Firenze. Ha fatto parte di Edilpaglia. Si occupa principalmente di Riqualificazione Energetica sensibilizzando la Committenza all’impiego di processi e materiali Biocompatibili.