Protocollo GBC Home. La nuova certificazione per edifici residenziali non si chiamerà LEED

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E’ quasi tutto pronto per lanciare, in Italia, il secondo protocollo che segue i principi della certificazione LEED: quello che riguarda gli edifici residenziali con sviluppo inferiore ai quattro livelli e che prenderà il nome di “GBC Home”. Per chi non è familiare con questa realtà, c’è da dire che il sistema di certificazione LEED

(Leadership in Energy and Environmental Design) è riconosciuto a livello internazionale come una delle principali strategie di progettazione sostenibile, a livello costruttivo, operativo e di manutenzione. Questo movimento internazionale è nato verso la fine degli anni ’90 sui principi del “triple bottom”, cioè con l’intento di trasformare il mercato edilizio attraverso una progettazione integrata che tenga conto contemporaneamente dell’aspetto sociale, economico ed ambientale del pianeta.

Il programma è stato sviluppato dal GBC World (Green Building Council), in particolar modo da USGBC (Stati Uniti), e si è rapidamente espanso in 41 diversi paesi fino ad approdare in Italia nel 2008. L’iniziativa di creare il GBC Italia è partita dalla Comunità Trentina, grazie alla decisione di collaborazione tra vari imprenditori e gruppi di ricerca locali che hanno costituito i soci fondatori. Il GBC Italia si è accollato l’onere di trasporre lo standard americano a livello nazionale, allineandosi al mercato e alla normativa italiana e utilizzando il sistema di misura internazionale. Se tale processo ha dato risultati più o meno immediati per la stesura del protocollo LEED NC (Nuove Costruzioni) applicabile a tipologie di varie destinazioni d’uso, più difficoltà si sono trovate nella trasposizione di altri protocolli più specifici. Questo è il caso del protocollo “Home” che sta per essere lanciato. La realtà residenziale italiana è profondamente diversa da quella d’oltreoceano e allinearsi con quest’ultima è risultato difficile. In Italia le tipologie residenziali sono variegate se si pensa che oltre alla casa unifamiliare esistono, nella categoria, condomini con poche unità e grandi complessi immobiliari. Tale realtà richiede una forte versatilità del mercato ed un approccio metodologico flessibile e adattabile. Per questa necessità di differenzazione il titolo del protocollo in Italia non ha potuto adottare il nome internazionale “LEED Home” ma “GBC Home” appunto.

Ma fino ad oggi quali linee guida hanno potuto seguire i team coinvolti e interessati a questo tipo di certificazione, prima del lancio del protocollo definitivo? Certamente c’è stato dietro il lavoro intenso e frenetico dei Comitati, cioè di gruppi volontari eterogenei costituiti da aziende impegnate sul fronte dell’edilizia sostenibile, da studi professionali associati e gruppi di ricerca. Tale eterogeneità ha avuto il vantaggio di creare una collaborazione propositiva e contemporaneamente autocontrollata, capace di produrre una programmazione veloce nei limiti del possibile. I vari Comitati di Indirizzo, nel caso specifico quello “GBC Home”, hanno lavorato grazie al supporto sia del Comitato Standard, rappresentativo della realtà di mercato , che del Comitato Tecnico Scientifico, con il ruolo di controllare e verificare i programmi proposti ma anche di suggerire tecnologie innovative. Tali Comitati hanno assistito passo passo i primi progetti segnalati e li hanno individuati come casi “pilota”, cioè sperimentali e di riferimento per la stesura del nuovo protocollo.

Probabilmente lo stessa metodologia sarà applicata anche per i prossimi tre protocolli che verranno lanciati nell’immediato futuro: Edifici Esistenti (Exisiting Construction), Eco quartieri (Neighborhood Development) e Edifici Storici (Historical Building). Il primo darà maggiore attenzione ai processi operativi e di manutenzione degli edifici già esistenti, il secondo riguarderà la vasta scala dei nuovi quartieri, mentre il terzo rappresenterà il primo riferimento internazionale per il recupero dei beni storico–architettonici. Questa è una grande sfida ed opportunità per l’Italia , che può quindi confermare il suo ruolo predominante nel mondo non solo perché sede di architetture di grande rilievo ma anche perché promotore di una nuova politica sostenibile nel recupero dell’edilizia vincolata.

Per concludere è importante sottolineare che, al momento, la mancanza di un protocollo di riferimento per determinate tipologie costruttive non deve costituire un handicap nel processo di certificazione.

Se la progettazione sostenibile è il principale obiettivo di un committente, di un operatore o di un team di progettazione, lo staff di GBC Italia è ben lieto di raccogliere proposte e di seguire da vicino nuovi progetti “pilota” per i protocolli a venire. I vantaggi che tali scelte comporterebbero sarebbero innumerevoli con riscontro non solo ambientale ma anche sociale ed economico.













Giuseppina Ascione

Giuseppina Ascione Architetto

Dopo aver cambiato case e paesi per 10 anni, si stabilizza definitivamente a Rovereto. Qui inizia a concepire l'architettura come un mezzo per  investigare ed influenzare il nostro benessere psicofisico. Da allora sogna e promuove un’architettura sostenibile non concepita tanto nell'accezione ecologica del termine, quanto mirata a creare una esperienza rigenerativa per chi la vive.