Case mobili: uno degli esempi più antichi al mondo è alle Barbados

La Chattel House rappresenta uno dei più longevi esempi di casa mobile nata oltreoceano nel XIX secolo. Tipica delle isole caraibiche, in particolare delle Barbados, essa fu costruita dagli schiavi britannici che, liberati nel 1838, continuarano a lavorare sull’isola nelle piantagioni di zucchero. La dinamicità del lavoro, che li costringeva a lavorare per diversi proprietari terrieri e a spostarsi periodicamente di appezzamento in appezzamento, costrinse i lavoratori africani a costruire per sé e per la famiglia case provvisorie e agilmente trasportabili.

TREE TRUNK HOUSE, LA CASA MOBILE E MIMETICA

 Stephen Mendes, 1997 Stephen Mendes, 1997

Nascono così le Chattel House, da “chattel”, bene mobile, a sua volta derivante dal termine “cattle”, ovvero bestiame, un tempo infatti era il bestiame la sola proprietà di un uomo con una vita nomade. Costruite in assi di legno pretagliati provenienti dagli Stati Uniti, le case hanno dimensioni modulari che conferiscono al blocco una larghezza che è il doppio della profondità. La struttura è assemblata senza l’ausilio di chiodature ma con incastri a tutto legno, proprio per una maggiore facilità di smontaggio e rimontaggio. Le più antiche di esse sorgono su una base in pietra calcarea, risultando così semplicemente appoggiate al suolo, e presentano elevazione in struttura e rivestimento lignei, una copertura a doppia falda con manto in scandole lignee. La facciata è sempre simmetrica, con la porta d’ingresso centrale affiancata da una finestra e relativa persiana per ogni lato.

Le mutate esigenze di spazio hanno portato ad ampliamenti successivi dell’abitazione che ha assunto fisionomie sempre più evolute. Inizialmente, l’interno era solitamente composto di due soli ambienti, la casa era perciò chiamata "one-roof house" (casa ad un solo tetto). Successivamente, l’aggiunta sul retro di un secondo ambiente coperto dava vita ad una "one-roof house and shed" (casa ad un solo tetto e capanno). L’eventuale aggiunta di un ulteriore ambiente trasformava la casa in una "two-roof house and shed" (casa a due tetti e capanno). In alcuni casi, una "three-roof house" (casa a tre tetti) poteva crearsi con l’aggiunta di un’ulteriore struttura coperta sul retro, ad uso cucina.

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Nel corso dei secoli le Chattel House, avendo perso la loro originaria funzione di alloggio provvisorio, si sono evolute arricchendo il loro scarno linguaggio architettonico con porticati d’ingresso su colonne e balaustre a graticcio di legno intagliato, grondaie ornamentali e trafori attorno alle finestre, e sostituendo ai tradizionali colori beige e marrone degli intonaci tonalità più accese. Oggi esse sono rese più stabili da fondazioni permanenti che sostituiscono i semplici basamenti iniziali, e con un manto di copertura che sostituisce alle scandole lignee della tradizione ottocentesca la lamiera zincata per resistere alle avverse condizioni meteorologiche delle stagioni degli uragani. Proprio alla inadeguata resistenza di queste strutture temporanee alla furia dei venti e delle piogge stagionali, si deve il progressivo abbandono delle storiche Chattel House, ormai abitate solamente in limitati periodi dell’anno.

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Fonti | J. May, Architettura senza architetti, guida alle costruzioni spontanee di tutto il mondo, Rizzoli, 2010. 

Barbara Brunetti

Barbara Brunetti Architetto

Architetto e dottoranda in Restauro, viaggia tra la Puglia e la Romagna in bilico tra due passioni: la ricerca accademica e la libera professione. Nel tempo libero si dedica alla lettura, alla grafica 3d, e agli affetti più cari. Il suo sogno nel cassetto è costruire per sé una piccola casa green in cui vivere circondata dalla natura.