Lezioni di bioclimatica low-tech dalla storia: 5 esempi di raffrescamento passivo

Trovarsi a spiegare l’architettura sostenibile ai non addetti ai lavori o a coloro che vi si avvicinano per la prima volta comporta un rischio: dimenticarsi di evidenziare come tutti (ma proprio tutti) quei principi che oggi ci sembrano “nuovi” solo perché sono “innovativi”, abbiano in realtà più che remote origini.

Nelle zone climatiche dove il maggiore avversario da fronteggiare è il caldo, sono nate infatti alcune delle più efficaci strategie passive per il raffrescamento passivo. Un esempio vale più di mille parole, ma in architettura un esempio è poco (e mille parole troppe). Ecco allora cinque esempi di alcune delle migliori strategie bioclimatiche anti-caldo e low-tech che hanno affiancato per millenni l’uomo e le sue abitazioni, passando il severo vaglio della Storia.

Esempi di architettura bioclimatica: il palazzo delle poste di Cucinella ad Algeri

1. Cliff Palace, Mesa Grande, Messico

Riferimento Storico: Villaggio in terra cruda costruito dagli Anasazi nel tardo XII sec. d.C.

Clima: Desertico.

Tecnica di Raffrescamento Passivo: Ombreggiamento. Il villaggio, orientato in base alla traiettoria solare, sfrutta la cresta rocciosa soprastante per restare protetto dal sole durante l’estate, mentre questa durante l’inverno non impedisce ai raggi solari più bassi di scaldare passivamente gli edifici. (No. Non avevano né Ecotect, né Vasari. Però, bravini.)

Applicazioni Contemporanee: In mancanza di speroni rocciosi plasmati da madre natura, oggi possiamo ricreare queste condizioni di ombreggiamento con schermature esterne (meglio se mobili e regolabili), coperture e aggetti profondi, alberature a foglia caduca.

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2. Capanne Ashanti, Ghana

Riferimento Storico: Edifici circolari della tradizione costruttiva degli Ashanti (o Asante) in terra cruda e tetto in paglia, rimaste immutate nei millenni e ancora oggi in uso tra i popoli della Savana.

Clima: Tropicale.

Tecnica di Raffrescamento Passivo: Inerzia termica. Sfruttando l’apporto combinato di paglia, terra cruda ed elevati spessori murari, l’elevata massa (e quindi l’elevata inerzia termica) dei componenti di involucro riesce con efficacia a smorzare l’onda termica mantenendo gli interni freschi persino nei giorni più caldi. Il tetto conico in paglia permette all’aria calda interna di salire e dissiparsi più rapidamente, mentre al contempo difende dalle frequenti piogge torrenziali.

Applicazioni Contemporanee: Dalle case in adobe a quelle in terra battuta, l’uso della terra cruda non ha mai cessato di affascinare e di stupire per le sue potenzialità, tanto tecnologiche quanto espressive. Nella tradizione occidentale abbiamo imparato, in Italia in particolare, ad eccellere nella cottura delle terre, impiegando il laterizio in modi concettualmente analoghi. Per ogni regione calda o temperata del mondo, esiste almeno una possibilità applicativa di queste tecniche millenarie, che combinano il fascino della casa in muri portanti e massicci con caratteristiche igrotermiche eccellenti. Per tutto il resto c’è il cappotto. Ma questo è un altro argomento.

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3. Domus dei Dioscuri, Pompei, Italia

Riferimento Storico: Domus tra le più importanti dell’ultima fase di Pompei (I sec. d.C.) provvista come da antologia di un peristilio, ovvero quel portico colonnato che circonda un cortile aperto, tipico delle case patrizie di Roma Antica.

Clima: Mediterraneo.

Tecnica di Raffrescamento Passivo: Ombreggiamento e raffrescamento evaporativo. Le pareti degli ambienti che si affacciano sul portico risultano sempre fresche, perché da esso costantemente ombreggiate durante la stagione calda, godendo altresì di benefici effetti raffrescativi determinati da elementi “umidi” come giardini (hortus) e fontane spesso presenti al centro del peristilio. Il principio era quello di mantenere il cuore della casa fresco, creando un’oasi di privato benessere all’interno della calura urbana.

Applicazioni Contemporanee: Le case a peristilio (oggi diremmo “a patio”) sono presenti in tutta la tradizione costruttiva mediterranea. Ancora oggi l’uso di cortili è una tendenza facilmente riscontrabile alle nostre latitudini, ove assurge al ruolo duplice di custode della privacy, centro delle attività di svago e come luogo ospitale per antonomasia. Con l’utilizzo inoltre di giardini, fontane, piscine e specchi d’acqua, si ha un positivo effetto combinato di vantaggi microclimatici e psicologici, perché inducendo a stati di relax il metabolismo rallenta, abbassando la temperatura corporea.

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4. Beit El Suheimi, Cairo, Egitto

Riferimento Storico: L’elemento della Masharabya, diffuso in nelle regioni mediorientali fin dal medioevo, in particolar modo Iraq, Iran ed Egitto.

Clima: Caldo secco.

Tecnica di Raffrescamento Passivo: Ventilazione, ombreggiamento, raffrescamento evaporativo. La masharabya, chiamata anche “shanasheel”, è una leggera schermatura lignea a graticcio che funzionalmente richiama la “gelosia” tipica della nostra edilizia rurale, ovvero un pattern di pieni e vuoti che provvede all’ombreggiamento degli ambienti interni senza impedire il passaggio dell’aria. Solitamente, la masharabya risulta aggettante, offrendo così tre diverse superfici alla permeabilità dei venti proprio per catturarli al meglio e sfruttarne i moti convettivi. A tal proposito, la realizzazione di forature di dimensione più piccola in basso e più grandi in alto accelera la velocità di tali moti, incrementando la velocità di dissipazione del calore. Infine, posizionandovi all’interno vasi di terracotta colmi d’acqua, la traspirazione che sopraggiunge per effetto della porosità del materiale umidifica l’aria secca, sottrae calore latente all’ambiente grazie al passaggio di stato e per finire…rinfresca l’acqua nei recipienti.
Nota etnografico/scientifica: chiunque sia nato e vissuto al Sud sa - e se non lo sa si vergogni - come i nostri nonni conservassero in fresco l’acqua in recipienti del tutto analoghi chiamati, almeno a Matera e dintorni, “cucumi”.

Applicazioni Contemporanee: Caratterizzata dai suoi raffinatissimi “ricami”, torna oggi nella scena contemporanea invadendo persino l’occidente, in quanto elemento dal fascino irresistibile che si caratterizza per la sua duplice natura estetico-climatica (combina egregiamente funzionalità e decorazione) e che ben si presta a reinterpretazioni stilistiche moderne. Da sottolineare in ogni caso che dal punto di vista strettamente bioclimatico tale elemento è poco flessibile, nel senso che al di fuori dei climi caldo-secchi perde molta della sua funzionalità, in quanto uno dei suoi punti di forza è proprio quello che sfrutta le forti escursioni termiche di queste regioni, dalle quali in larghissima parte dipendono i moti convettivi rinfrescanti.

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5. Città di Yazd, Iran

Riferimento Storico: Di origine plurimillenaria, note sotto il nome di “malqaf” nell’Antico Egitto e di “bâdgir” in Persia, le torri del vento in mattoni crudi di Yazd sono le meglio sviluppate e conservate del Medio Oriente.

Clima: Caldo secco.

Tecnica di Raffrescamento Passivo: Ventilazione, raffrescamento evaporativo. La torre del vento riesce a dissipare il calore sia sfruttando la differenza di temperatura (gradiente termico) che la ventilazione naturale (gradiente di pressione). Nel primo caso l’aria calda, meno densa di quella fresca, tende ad espellersi da sola risalendo nella torre e fuoriuscendo all’esterno, richiamando così nei locali bassi abitati nuova aria fresca, più densa, la quale vi rimane fintantoché non si è scaldata anch’essa. Nel secondo caso il ricambio e la dissipazione del calore sono innescati da una convezione generata dai venti “catturati” dalle feritoie della torre. Al basamento delle torri, collegato con la sala centrale della casa, si trova spesso una vasca contenente dell’acqua, che per effetto evapo-traspirativo rinfresca e umidifica i locali interni. Il locale sotterraneo (yakhchal) è impiegato per conservare bevande e alimenti, e in alcuni casi diventa una cella frigorifera ante litteram ove è possibile conservare fino all’estate successiva, il ghiaccio recuperato in inverno.

Applicazioni Contemporanee: Flessibile e integrabile a livello architettonico, la torre del vento è spesso protagonista di interessanti sperimentazioni innovative estetico-funzionali. Persino in climi differenti dal secco-arido, il costante ricambio d’aria generato dalle torri del vento è un fattore di comfort più che rilevante, perché non solo abbassa realmente le temperature, ma diminuisce anche il caldo percepito e purifica l’aria ossigenandola costantemente.

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Riepilogando, sentiamo cos’ha da dire un modernissimo esperto di architettura bioclimatica:

“Sotto il settentrione si hanno a fare le abitazioni a volta, il più che si può riparate, anzi rivolte agli aspetti caldi: nei luoghi meridionali all’incontro sottoposti alla veemenza del sole, perché vi si muore dal caldo, si debbono fare aperte e rivolte a Tramontana o a Greco. Così con l’arte si ripara al danno che farebbe da sé la natura. Si prenderà negli altri paesi della stessa maniera un temperamento corrispondente al loro clima.” (M. Vitruvio Pollione - De Architectura)

Queste parole, vecchie di appena 2000 anni, dimostrano come un tempo (e non solo nelle antiche civiltà d’Occidente) fosse del tutto ordinario e scontato oltre le soglie del banale progettare secondo il clima del luogo. Una cosa talmente ovvia che, ovviamente, tendiamo a dimenticare.

Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.